Si rinnova l’impegno dei volontari dell’Associazione nel curare anche nel nuovo portale la “Rassegna” della giurisprudenza, civile e penale, della Corte di cassazione, di cui si tracciano i più significativi indirizzi interpretativi emersi di anno in anno.
La riflessione e l’analisi delle linee e dei principi espressi dal massimo organo della giurisdizione ordinaria danno un tracciato dell’evoluzione dei tempi del costume della nostra società, a volte discutibile, a volte contraddittorio, con sentenze emesse che sanciscono una ineluttabile evoluzione del costume.
I curatori della “Rassegna”, nel selezionarne i percorsi e gli approdi ermeneutici all’interno di un “sistema di precedenti”, intendono segnalare i più significativi casi giurisprudenziali di soluzione dei problemi applicativi, in fattispecie paradigmatiche, perché possano costituire oggetto di valutazione da parte dei protagonisti del processo e dei giuristi.
Mediante la cura della “Rassegna”, delle sentenze civili e penali di cassazione vogliamo contribuire alla evoluzione critica dei giudizi dei nostri lettori auspicando in un prossimo futuro un incremento delle loro attività propositive.
Occorre realizzare nuove forme di dialogo “pratico” fra i “saperi” delle sentenze per poter formare una nuova classe di genitori consapevoli sia dei loro diritti ma soprattutto quelle dei propri figli.
Creata la nuova legge, è ora necessario creare gli affidatari affinché le conquiste ottenute siano un trampolino di lancio per una cambiamento culturale che noi ci auspichiamo avvenga in breve tempo e che non interessi solo noi ma anche tutta la società civile e siano raccolte dal legislatore e recepite fino in fondo dagli organi giudicanti che, fino ad ora, si sono dimostrati arcaici, retrivi e sordi al cambiamento culturale e all’evoluzione dei tempi.
I più sentiti ringraziamenti, per la gestione di questa area, vanno al contributo volontario dei nostri associati e allo spirito di servizio civile dei nostri simpatizzanti.
Il Giudice, Fabrizio De Andrè, 1976
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
di una ragazza irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:
vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.
Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo.
Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami.
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d’un tribunale,
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.
E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva Vostro Onore,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.